
Schivo, modesto, timido, un volto affilato e malinconico sotto il berretto di giovane militante, un'aria pensosa e mite, il tratto garbato, la gentilezza, “
l'opposto - scrisse Berlinguer commemorando la sua morte avvenuta nel 1980 -
dell'immagine grottesca dell'uomo immusonito e fanatico con cui si costruiva e da taluno si fa ancora oggi la caricatura del rivoluzionario”.
Ricordando la sua vita “
che è quella di un leggendario combattente e insieme di un politico acuto e lungimirante, di un organizzatore infaticabile ma anche di un creatore pieno di fantasia, di un realizzatore amante della concretezza” (sono sempre parole di Berlinguer); ricordando soprattutto l'uomo, il nostro compagno, il commissario delle Brigate internazionali, il combattente partigiano alla testa del CLN. Una lunga vita di lotta, cominciata a Torino, da giovanissimo.
Infanzia e adolescenza difficili, umili origini contadine (è nato a Fubine, un paesone in provincia di Alessandria, il 15 marzo del 1900). “
Noi abbandonammo il paese nell’anno che fu detto del “vendemmione”; per l’abbondanza dell'uva che si raccolse. Ma i prezzi scesero a terra. Raccontava mio nonno che da una bigoncia d'uva portata al mercato di Casale, dedotte le spese di viaggio, aveva ricavato appena di che comprare una cannella di legno per spillare il vino delle botti”, racconta lui stesso in una delle conversazioni con Salinari. Lui non dimenticherà mai la fatica, le sofferenze; le umiliazioni delle classi povere.
Deputato per tutte le legislature, alla Camera si batté soprattutto per le pensioni: «
In me - ricorda -
è sempre presente l'estremo bisogno di assistenza e di aiuto dei lavoratori che frequentavano, tanti anni fa, la cantina dei miei genitori, e che non avevano che le proprie braccia per vivere, di vecchi che dopo una vita di lavoro e di stenti non avevano altra prospettiva per i loro ultimi giorni che il ricovero negli ospizi”.
Dal Monferrato i suoi vanno a Torino, dove aprono infatti una mescita di vino in corso Ponte Mosca, nei pressi dello stabilimento Grandi Motori della Fiat che ha aperto da poco. Una vita di stenti anche qui. I suoi vogliono che diventi falegname, ma a scuola è così bravo che decidono di farlo studiare, per farne uno “statale”.
La prima tesseraNel ’20 la sua prima tessera, si iscrive al circolo socialista studentesco di Torino; conosce Antonio Gramsci e Togliatti, frequenta la sede dell’
Ordine Nuovo, nel centro della città.
Così ben vigilata che gli squadristi si guardano sempre dall’assalirla. “
Tutte le porte erano sbarrate verso l’esterno con sacchetti di terra e vari camminamenti disposti a zig zag portavano dalle porte ai cortili, con interruzioni di tanto in tanto, di cavall di frisia e di filo spinato… In qualche angolo più riservato c’erano cestini di bombe a mano e alcuni moschetti”.
Nel ’21 è a Livorno, tra i fautori della scissione che porta alla nascita del PCI. È ancora studente del Politecnico, ha superato bene il primo anno di esami ma, da allora in poi, i suoi studi universitari vengono sacrificati all'impegno politico: "
avevo già due figli - ricorderà -
ma ancora mi trascinavo libri e dispense per esami che mai avrei sostenuto". Dal '21 infatti la sua vita si intreccia per sempre con quella del partito.
In UrssNel '22 è membro di una delegazione che si reca a Mosca per il congresso dell'Internazionale. Incontra Lenin, questo il suo ritratto di allora: «
Mi impressionò non solo il suo ragionamento sensato, limpido, ma anche la vivacità, la passione con cui esponeva il pensiero, come fosse bruciato da un fuoco interiore».
A Mosca ci andrà varie volte, a partire dal congresso di Lione; nel 1926, appunto, ci va portando con sé il figlioletto di tre anni, che ha avuto da Estella, Teresa Noce, sua compagna da qualche anno. Incontra Stalin, naturalmente, e tutti gli alti gradi del Cremlino. «
Di Stalin ricordo la figura semplice, rigida, ossuta... Il suo parlare era lento, fermo, scandito». Osservazioni acute e disincantate. “
A Mosca, al Kim, la Sezione giovanile del Komintem, trovai alcuni dirigenti che avevo già conosciuto, Sciatskin, Rudolf Khiltarian, Lominadze, un gigante di circa due metri d'altezza che si diceva fosse molto legato a Stalin (era georgiano anche lui)."
In Spagna«
La capacità di Longo come dirigente emerse in modo straordinario nella guerra di difesa della Repubblica spagnola - scrive sempre Berlinguer -
Le Brigate internazionali che Longo dirige sono certo un modello di eroismo e di capacità combattente, ma sono anche luogo di esperienza politica unitaria - spesso ardua - tra comunisti, socialisti, democratici».
Lui è il mitico Gallo, l’ispettore generale delle Brigate internazionali. Così lo descrive Giovanni
Pesce, medaglia d’oro della Resistenza. “
La prima volta che lo vidi avevo diciannove anni. Si era nel 1937. Ero arrivato in Spagna da un anno. Un anno di guerra del battaglione Garibaldi, della Brigate internazionali. Lo vidi sul ponte di Brunete. Stavo andando a cercare una mitragliatrice… quando sulla strada, proprio accanto ad un piccolo fiume vidi un ufficiale. Era solo, con un binocolo osservava le linee nemiche da dove era stata scatenata una tremenda offensiva… Se ne stava tutto solo ad osservare tranquillo mentre attorno era come l’inferno”.
E dice Leo Valiani: “
Facemmo passare la frontiera ai primi volontari delle Brigate internazionali, delle quali Longo diventò ben presto l’organizzatore principale e in ultimo anche il vero comandante”.
La risolutezza di Longo nell'assumersi delle responsabilità e nel prendere delle decisioni, la sua calma e il suo sangue freddo nel mezzo dei pericoli, furono, assieme a una grande conoscenza degli uomini e alla scrupolosa cura dei dettagli, fra i principali elementi della coesione e dei successi, ancorché mai definitivi, data la sproporzione degli armamenti, delle Brigate internazionali. Che non nacquero felicemente dalla spuma del mare come Venere. “
Albeggiava quando, il 14 ottobre - racconta Gallo -
scesero dalla stazione di Albacete i primi 500 volontari. Essi iniziavano la grande epopea delle Brigate internazionali in Spagna. Questi arrivi continuarono con lo stesso ritmo per quasi tutto quell’anno 1936. A ogni arrivo però le difficoltà si moltiplicavano per dieci, per centoSvolgevamo un'attività febbrile per scoprire nuovi locali, farceli assegnare, farli evacuare senza troppo infastidire i civili, infine per pulirli, adattarli a caserma... Non vi erario materassi, gavette, piatti per tutti; i cucchiai erano quasi sconosciuti, si dovettero istituire turni per consumare i pasti; un piatto e un cucchiaio dovevano servire per due o tre persone, ma mancava l'acqua per lavarli».
Eppure «
oggi Guadalajara, domani Madrid» le brigate di Gallo diventano una grande realtà. «
La Repubblica spagnola sarà drammaticamente perduta. Ma quando sarà necessario - è sempre Berlinguer -
iniziare la lotta dì resistenza patriottica e partigiana, quel patrimonio sarà prezioso in Italia e in tutta Europa». Come un Garibaldi di questo secolo, è Gallo a «
inventare e organizzare le strutture militari e politiche della guerra di Liberazione».
Gli anni 60 e 70Longo fu un dirigente comunista che non ha mai rinunciato ad esprimere le proprie convinzioni anche quando queste potevano sembrare “controcorrente” all’interno del Partito.
Nel
1968, infatti, incontra incontra i dirigenti del movimento studentesco e in un articolo su
Rinascita non esita a dire: «
Non si può negare che ci sia stato distacco tra il Partito e la realtà politica che si è venuta creando nel campo studentesco. Certi fermanti politici e culturali esistenti nelle Università solo tardivamente hanno interessato i nostri compagni, le nostre organizzazioni. Perché?». In un altro momento delicato, nel 1976 critica apertamente la politica del Partito nei confronti del governo Andreotti: «
Siamo certi che la nostra cautela nei confronti del governo Andreotti sia stata sempre giustamente motivata?»
E ancora, in uno dei suoi ultimi interventi al Comitato Centrale, in modo sferzante attacca la politica dei sacrifici avviata proprio in questi anni: «
la mia impressione è che da parte di alcuni si sia assunta stilla questione dei sacrifici una curiosa posizione, vorrei dire da primi della classe, mostrando scandalo per !a richiesta di contropartite. Mi riferisco qui a certi scritti del compagno Amendola o ad alcuni discorsi del compagno Peggio che, per questo, hanno sollevato vivaci reazioni. Ebbene io non credo che sia un delitto da parte dei lavoratori esigere la garanzia che i loro sacrifici non servano in realtà a ricostituire quell'assetto politico ed economico che ha prodotto la crisi, l'affare Lockeed, lo scandalo Sindona, le cosiddette deviazioni del Sifar e del Sid, le trame nere e così continuando».
Nel celebre dipinto "La battaglia di Punta dell'Ammiraglio" che raffigura la sconfitta dell'esercito borbonico da parte dei volontari garibaldini, Renato Guttuso volle rappresentare Luigi Longo al fianco di Giuseppe Garibaldi per sottolineare, come ebbe a dire, la stretta continuità tra la Resistenza ed il Primo Risorgimento. Nacque da qui l'appellativo di "Garibaldi del Novecento" che accompagnò per molti anni colui che sarebbe stato il futuro segretario del PCI, carica cui fu eletto dopo la morte di Palmiro Togliatti nell'agosto 1964.
Questa affascinante similitudine in realtà si presta molto alla figura di Luigi Longo che, già nella Guerra di Spagna, si era distinto alla guida della Brigate Internazionali delle quali con lo pseudonimo di "Comandante Gallo" era diventato Commissario di Divisione ed Ispettore Generale. Luigi Longo infatti era stato il fondatore e l'animatore delle
Brigate Garibaldi che tanta parte ebbero nella vicenda della Resistenza Italiana tra il '43 ed il '45 nel consentire la Liberazione del Nord Italia occupato dalle armate tedesche e controllato dai fascisti della Repubblica Sociale con sede a Salò. Longo si pose anche il problema, apparentemente irrisolvibile, di superare le divisioni che si erano manifestate tra i gruppi e le formazioni partigiane di diverso orientamento politico, che ne indebolivano fortemente l'efficacia di azione.
Nacque così, non senza intuibili difficoltà, il Corpo Volontari della Libertà (CVL) del quale, nel dicembre 1944, Luigi Longo divenne Vice Comandante insieme a Ferruccio Parri sotto il comando unico del generale Raffaele Cadorna, che ammetterà onestamente in un suo diario di esercitare "
un potere poco più che formale, essendo i due Vice coloro che reggevano "con forti ed abili mani la ribellione".
L'azione partigiana unitaria consentì al nostro Paese di riscattare la sua disonorevole alleanza con Hitler e la violenta aggressione nei confronti di molti Paesi europei e del Nord Africa.
Se le sanzioni decise dai vincitori della 2a Guerra Mondiale nei confronti dell'Italia furono contenute, lo si deve senza dubbio al ruolo fondamentale della Resistenza nella sconfitta dei nazifascismi nel nostro Paese. Non è un caso che gli stessi alleati, per mano del generale americano Clark, vollero insignirlo a fine conflitto di una tra le più prestigiose decorazioni militari statunitensi: la "Bronze Star".
Longo ebbe, in seguito, un ruolo fondamentale nella ricostruzione, prima di tutto morale, del Paese dopo il ventennio della dittatura ed una spaventosa guerra mondiale.
Membro dell'Assemblea Costituente e parlamentare per molti anni, fu segretario del PCI dal 1964 al 1972 e divenne poi presidente del Partito ed in questo ruolo affrontò con lucidità ed apertura sia la questione del nuovo rapporto con il mondo cattolico, che era uscito positivamente influenzato dal pontificato di Giovanni XXIII, sia la contestazione giovanile, che si innestava nel grande movimento internazionale del '68.
Ma basterebbe ricordare il grande ruolo che Luigi Longo ebbe per la causa della libertà dei popoli e della democrazia sia nella difesa della repubblica spagnola che nella Resistenza italiana per rilevare il grande debito che tutti abbiamo nei suoi confronti.
La capacità di Longo come dirigente emerse in modo straordinario nella guerra di difesa della Repubblica spagnola. Le Brigate internazionali che Longo diresse furono anche luogo di esperienza politica unitaria - spesso ardua - tra comunisti, socialisti, democratici. La risolutezza di Longo nell'assumersi delle responsabilità e nel prendere delle decisioni, la sua calma e il suo sangue freddo nel mezzo dei pericoli, furono, assieme a una grande conoscenza degli uomini e alla scrupolosa cura dei dettagli, fra i principali elementi della coesione e dei successi, ancorché mai definitivi, data la sproporzione degli armamenti, delle Brigate internazionali. La Repubblica spagnola sarà drammaticamente perduta. Ma quando sarà necessario iniziare la lotta di resistenza ai tedeschi, quel patrimonio sarà prezioso.