Premessa
Di fronte alle profonde trasformazioni tuttora in atto, in conseguenza della grave crisi economica
generale, e delle restrizioni alla spesa pubblica imposte dal governo Monti, la Regione Umbria si è
trovata a dover apportare numerosi tagli alle voci di bilancio, dopo che le “cure” del governo
Berlusconi avevano già in precedenza compromesso negativamente il servizio sanitario nazionale.
In questo quadro, la Giunta regionale ha dunque dovuto virare, nel senso del ridimensionamento, la
stessa programmazione sanitaria della nostra Regione. Fino ad alcuni mesi fa, l’impegno di
realizzare il nuovo ospedale unico per il comprensorio del Trasimeno veniva comunque assicurato
dagli amministratori regionali attraverso pubbliche dichiarazioni, puntualmente riportate dalla
stampa locale.
Solo di recente, e senza garantire alcuna partecipazione ad una discussione di rilievo centrale per le
comunità locali, come è quella sul riordino del sistema dei servizi sanitari regionali, abbiamo
appreso dei determinanti cambi di rotta che, se attuati, porterebbero a nostro avviso conseguenze
fortemente negative sui servizi sanitari nell’area del Trasimeno - Pievese.
Nella consapevolezza che si debba rispondere all’imperativo dei saldi invariati, nell’ottica del
contenimento della spesa, non possiamo non costatare che mentre l’impianto della riforma sanitaria
regionale penalizza fortemente i servizi nel nostro territorio, ancora manca, ad oggi, una vera
politica di aggressione ai costi improduttivi e ai reali sprechi che permangono nel servizio sanitario
umbro.
Vorremmo che si guardasse la questione da un punto di vista più equo, effettuando i tagli laddove vi
sia sperpero, laddove vi siano doppioni, puntando verso:
- un’unica azienda ospedaliera e un’unica Asl;
- un minor numero di apparati burocratici, ovvero di primariati
- l’eliminazioni di doppi servizi omologhi, guardando non soltanto al Trasimeno, ma all’intera
realtà regionale.
Va considerato che dall’Accordo di Programma istituzionale, sottoscritto nel 2005 dalla Asl 2, dalla
Regione e dai Comuni interessati, l’unico territorio dell’Umbria rimasto privo di un presidio
ospedaliero comprensoriale di nuova realizzazione è quello del Trasimeno - Pievese. Pertanto,
questa comunità è l’unica che sostanzialmente paga le conseguenze dei tagli ai servizi sanitari da
parte della Regione, visto che l’ospedale del Trasimeno è l’unico, degli otto previsti a livello
regionale, a non essere realizzato.
Dal 2005, inoltre, gli attuali presidi ospedalieri di Città della Pieve e di Castiglione del Lago hanno
subito un forte depauperamento dal punto di vista professionale, delle strutture e delle attrezzature.
Unica nota positiva il Centro Dai, sia pure nei limiti dei lunghi tempi attesi per la sua realizzazione.
Ad oggi, la comunità di Città della Pieve è quella che sconta in maniera più pesante la mancata
realizzazione di quanto sancito nell’Accordo di Programma del 2005 e il mancato rispetto
dell’impegno a mantenere gli standard di qualità e quantità dei servizi presenti negli attuali presidi,
nell’attesa che si fosse realizzato il nuovo ospedale unico comprensoriale.
Riteniamo che quanto premesso evidenzi una programmazione sbagliata, proprio a giudicarla
nell’ottica rispettabilissima e necessaria del risparmio, del recupero delle risorse e di un indirizzo
che cerchi davvero soluzioni alla mobilità passiva dei pazienti: ad essere penalizzato, via via
indebolito nelle sue capacità e potenzialità di erogazione di servizi e di soddisfazione del paziente, è
stato l’ospedale di Città della Pieve, e cioè la struttura che aveva sempre garantito, nel corso della
sua lunga storia, un punto di riferimento per le comunità di un territorio assai più vasto di quello
comprensoriale, allargandosi a più province e a più regioni.
Consideriamo che la riforma regionale che sta investendo la Sanità umbra sia connotata
negativamente dal punto di vista delle decisioni assunte e riveli forti limiti di visione strategica
rispetto all’intera area da considerare, che va ben oltre quella comprensoriale, se davvero di vuole
rispondere ai problemi e alle esigenze del sistema sanitario che si vuole sanare e far funzionare,
proponendo soluzioni fondate e credibili all’esodo di pazienti verso strutture di altre regioni.
Valutiamo, come coalizione di Centrosinistra, in modo decisamente negativo le novità che
emergono dal ripensamento di rotta nella programmazione sanitaria regionale, che da una parte
priva la nostra comunità di un servizio necessario e dall’altra non offre soluzioni reali alla necessità
di riduzione degli sprechi.
Prendiamo atto della realtà: la disponibilità di risorse è cambiata rispetto agli anni passati e i tagli
sono imposti dalla situazione economica internazionale e nazionale; le manovre del governo Monti
non sono finite e occorreranno altre riduzioni della spesa pubblica per garantire all’Italia di
mantenere il posto che le spetta in Europa.
Non possiamo nascondere, riguardo alle linee generali della proposta di riordino della Sanità
regionale, espresse nei giorni scorsi per quanto riguarda il nostro territorio, la nostra profonda
delusione, in considerazione in particolare di alcuni elementi:
1 - La scelta di realizzare l’ospedale territoriale nella struttura di Castiglione del Lago e la proposta
di riconversione della struttura di Città della Pieve, che si concretizza in una deospedalizzazione,
con la previsione di specializzazioni minori che resterebbero legate all’incertezza di altalenanti
disponibilità di fondi e programmazioni, variabili in funzione delle contingenti disponibilità di
finanziamento.
In particolare:
- la RSA non può certo essere definita “specializzazione”, in quanto è prevista nella maggior parte
degli ospedali della Regione (anche nel nuovo presido di Narni e Amelia);
- il Centro Dai di Città della Pieve non è un unicum, visto che è presente anche presso l’ospedale di
Pantalla;
- lo Stroke service, punto qualificante del nosocomio pievese, non potrebbe più svolgere la propria
funzione nel momento in cui venisse a mancare il necessario supporto dell’ospedale con l’Unità di
Medicina.
2 - La mancanza di partecipazione e di condivisione con la comunità territoriale e con questa
Amministrazione comunale di scelte tanto determinanti per il futuro, non solo sanitario, di
quest’area.
3 - La carenza strategica di valutazione, che non tiene conto della centralità di Città della Pieve
come luogo di cerniera, per la sua stessa collocazione geografica, e della sua peculiare capacità e
potenzialità attrattive rispetto ad un territorio molto ampio, che storicamente si estende al Senese,
all’Alto Orvietano, fino al Viterbese, aree che per lungo tempo hanno costituito il vasto bacino di
utenza per i servizi dell’ospedale “Beato Giacomo Villa”; potenzialità che, adeguatamente
valorizzata e messa a frutto con una rinnovata offerta di professionalità e di servizi, adeguata alle
nuove emergenze sanitarie e alle moderne tecnologie, è da considerarsi una risorsa preziosa non
solo per il comprensorio, ma per tutta la Sanità regionale, in grado di favorire un’inversione di
tendenza della mobilità dei pazienti.
4 - Ad oggi, gli utenti del Trasimeno residenti nei comuni di Magione, Tuoro, nella stessa
Castiglione del Lago, si rivolgono in gran parte alla struttura ospedaliera del capoluogo di regione,
più facilmente e rapidamente raggiungibile, mentre l’utenza che dovrebbe confluire verso
Castiglione del Lago dalle aree vicine del Pievese, del Senese e dell’Orvietano soffrono di una
viabilità complicata e fatiscente, anche in direzione Perugia.
5 - È evidente a chiunque conosca l’ospedale di Castiglione del Lago come non sia ipotizzabile,
per le sue caratteristiche e per la sua collocazione, qualsiasi opera di ampliamento della struttura,
indispensabile per ospitare nuovi servizi e aumentare il numero dei posti letto.
6 - L’impossibilità di un agevole e rapido accesso alla struttura di Castiglione del Lago è dovuta alle
particolari condizioni della collocazione in centro storico: basta considerare il mattino del
mercoledì, con il mercato settimanale, per verificare che è impossibile raggiungere l’ospedale con
qualunque automezzo.
7 - Ad oggi, la riforma sanitaria nazionale ha consentito “il salvataggio” delle strutture sanitarie
come quelle attualmente presenti nel comprensorio, a patto di una loro riconversione, pur con un
esiguo numero di posti letto, ma con l’attivazione di una specializzazione a livello regionale; la
gravità della crisi economica del Paese non esclude che il governo nazionale possa, nell’immediato
futuro, ripensare a questa “concessione” e tornare ad esigere un numero minimo di 140 posti letto
per la permanenza in vita di un ospedale: in questo caso c’è da chiedersi seriamente quale futuro
avrebbe la riforma regionale di riordino della Sanità umbra.
Considerati i fatti e le valutazioni sopra esposte,
Chiediamo che la Giunta regionale e l’Assessore regionale alla Sanità riservino un’attenta
riflessione agli elementi di fatto esposti dalla Maggioranza di questo Consiglio comunale, frutto non
di una fredda consulenza tecnica stilata a tavolino, ma di un’analisi obiettiva e responsabile della
vita sociale e della storia quotidiana di Città della Pieve, dell’ospedale pievese e delle comunità che
vi hanno per lungo tempo fatto riferimento.
Chiediamo che la Giunta regionale e l’Assessore regionale alla Sanità prendano in considerazione
l’opportunità di aprire un nuovo confronto ad un tavolo politico istituzionale, finalizzato alla
costruzione di una nuova proposta di riassetto dei servizi sanitari nel Trasimeno - Pievese, in grado
di assicurare servizi migliori, di dare risposte positive alle esigenze poste e di garantire alla
comunità locale pari dignità rispetto a quelle di altre realtà regionali.
Chiediamo che nel riordino della Sanità regionale vengano considerati, rispettati la storia
dell’ospedale di Città della Pieve, che passa attraverso i secoli, la sua collocazione centrale e la
naturale capacità attrattiva rispetto ad una vasta area interregionale, e che queste peculiarità
vengano messe a disposizione del bene comune più importante che è la Salute dei cittadini,
tornando a valorizzare il presidio pievese come punto strategico del servizio sanitario regionale,
dotandolo di servizi e di professionalità.
Chiediamo che la nuova proposta che attendiamo dalle autorità regionali venga impostata
nell’ottica del risparmio, al quale ci obbligano da una parte le misure del governo nazionale,
dall’altra l’esigenza di assicurare un futuro alle strutture e ai servizi che andremo ad attivare.
Chiediamo quindi servizi importanti e significativi per le comunità di questo territorio che, proprio
perché di confine, offre la propria qualità di porta di ingresso non solo per il comprensorio, ma per
le comunità delle regioni limitrofe, verso le nuove risposte che sapremo proporre alle reali domande
di salute.
Solo in questo quadro, che vede l’attivazione di servizi reali e di eccellenza, pensati per un’area
vasta di utenza e collocati strategicamente a beneficio dell’intero sistema sanitario regionale, la
nuova proposta che ci attendiamo avrà la credibilità e l’autorevolezza per superare altri tagli e altre
manovre, dimostrando che le risorse che si impiegano a tutela della Salute dei cittadini
rappresentano un investimento e non un costo.
Città della Pieve, li 19 giugno 2012
Gruppo consiliare Centro-Sinistra Città della Pieve