
Oggi ricorrono 90° anni dalla nascita del piu grande Partito Comunista d'occidente il P.C.I., e purtroppo la politica italiana e in particolr modo il centro sinistra risentono della mancaza di una forza organizzata e determinata come il Partito Comunista Italiano. Pier Paolo Pasolini definendo il Pci “un paese nel paese”, ha, colto l’aspetto più significativo della vita del Partito comunista più grande ed importante dell’Europa occidentale. Il Partito comunista italiano è sempre stato una presenza costante e determinante nella storia di Italia del XX secolo. Dal momento della sua nascita e fino alla sua scomparsa infatti il Pci è stato un Partito che, nel bene o nel male, ha lasciato il segno in tutti i maggiori avvenimenti della storia italiana. Durante il Fascismo è stato l’unico partito ad essere presente clandestinamente in Italia e a cercare di opporsi, seppure con mezzi molto limitati, ad un Regime che altrimenti, dentro i confini nazionali, sarebbe stato incontrastato. Inoltre non può essere messo in discussione da nessuno il ruolo egemone del Pci sulle altre forze antifasciste durante la Resistenza. Ed infine, per oltre quaranta anni il Pci e la Dc sono stati i protagonisti principali di quella democrazia italiana che, sebbene con ruoli diversi, hanno contribuito entrambi a fondare e a far crescere. Il Pci è stato inoltre un riferimento importante, ed in alcuni casi insostituibile, nelle storie individuali di milioni di donne e di uomini del nostro Paese. Una immensa comunità, un paese Partito che si estendeva in tutto il paese Italia e in cui “l’essere compagni” ed avere in tasca la tessera del Pci costituiva un inalienabile diritto di cittadinanza. In qualsiasi località italiana si trovasse, anche la più sperduta, un compagno del Pci poteva recarsi in una sezione del Partito per chiedere aiuto o semplicemente per intrattenersi. E’ una storia questa che potrebbero raccontare tanti meridionali emigrati al nord ai quali molte volte era il Pci a fornire la prima accoglienza e, ed è questa sicuramente la cosa più importante, ad agire per farli sentire “meno soli”. E quante altre storie avrebbero potuto raccontare i braccianti agricoli ai quali il Partito ha insegnato “a non togliersi il cappello davanti al padrone di lavoro” e a chiedere, con dignità, il rispetto dei propri diritti, facendoli così diventare “cittadini”. Quando questa storia è finita in molti si sono sentiti orfani e tantissime persone, famiglie e amicizie non sono state più le stesse. Credo che oggi sia doveroso ricordare quel partito e quei momenti, per farne tesoro e storia per il futuro, sensa dimenticarcene, perchè come diceva un vecchio compagno dirigente, "il futuro ha radici antiche e la storia non si fà con le forbici".